PERCORSI DI CURA E ASSISTENZIALI IN ETÀ ADULTA - L’ESPERIENZA DI MONDOVÌ
Dal 1996 è presente all’interno della ASL CN1 (in particolare nella ex 16 Mondovì-Ceva), un gruppo di lavoro multidisciplinare che si occupa in maniera specifica di queste patologie. Nel 1998 la Direzione Generale ha inserito tra gli obiettivi
dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile, l’attivazione di un Ambulatorio per Autismo. L’ASL 16 ha attivato nel 1997 il sito Internet “Autismo e psicosi infantili” (www.alihandicap.org/ali), che è attualmente parte dell’Osservatorio Regionale per la Disabilità, e ha realizzato due progetti finanziati dalla Regione Piemonte (i progetti Il bambino che scende dalla luna. Autismo e interventi territoriali e I.S.A – Informazioni Sindromi Autistiche). Il servizio di Mondovì ha
rappresentato negli ultimi dieci anni un riferimento per minori con DPS provenienti da tutto il territorio regionale. A titolo indicativo viene riportato nella Tabella 2 la distribuzione dei soggetti con DPS seguiti dai servizi della regione nel corso del 2007 (Fonte: NPI.net) da cui si evince una chiara connotazione come centro sovrazonale del servizio di Mondovì.
Dall’agosto 2006, con l’istituzione da parte della Direzione Aziendale del Coordinamento per le attività sull’autismo per le ex ASL 15, 16 e 17 (oggi CN1), è stata avviata una sperimentazione nel Distretto di Mondovì, per la presa in carico di giovani adulti con autismo, che prevede un progetto definito in sede di UVH, l’individuazione di un referente sanitario specifico, l’intervento, diretto e di rete, di un educatore professionale che fa capo al Distretto e la collaborazione del Dipartimento di salute Mentale e della SOC di Psicologia, secondo modalità normate da un protocollo d’intesa.
Nei due anni di sperimentazione (2006-2008) sono stati seguiti sul territorio del Distretto di Mondovì 16 soggetti adulti di età 18-39 anni, attivando interventi educativi territoriali, inserimenti in centri diurni con la consulenza di operatori esperti in autismo, interventi sanitari, socio assistenziali, di formazione professionale e di gestione del tempo libero.
I progetti per ciascun soggetto hanno previsto l’attivazione della rete dei servizi socio-sanitari, la collaborazione con l’associazione locale dei genitori (Associazione Autismo Help Cuneo Onlus), le scuole superiori (per i soggetti ancora studenti), il locale centro di formazione professionale e altre agenzie del territorio disponibili a supportare l’integrazione sociale dei soggetti con autismo/DPS (Scout, associazioni di volontariato, circoli ricreativi, punti della rete informale).
Gli interventi sono stati differenziati a seconda degli obiettivi abilitativi, della gravità della sintomatologia autistica, del grado di ritardo presentato dal soggetto e dei bisogni espressi dalle famiglie. Tutti i soggetti di età compresa tra i 18 e i 30 anni (15 su 16) seguiti nella sperimentazione di Mondovì, sono stati inseriti nel registro previsto dal Progetto.
Il percorso che viene seguito attualmente nel Distretto di Mondovì viene illustrato
schematicamente nell’Appendice C. Prevede che il l’ambito in cui viene discusso il caso e progettato l’intervento sia l’Unita Valutazione Handicap (U.V.H.) a cui partecipano, nel caso degli adulti con autismo/DPS, operatori del Servizio di Salute Mentale (in genere il Direttore del Dipartimento e lo psichiatra referente per l’autismo), lo psicologo coordinatore delle attività per l’autismo, il Direttore del Distretto, il referente per l’Handicap del Consorzio Servizi Sociali del Monregalese (CSSM) e l’assistente sociale di zona. Nei casi in cui il soggetto sia ancora seguito dalla NPI, anche gli operatori di questo servizio.
Il percorso prevede una valutazione funzionale del soggetto, che in genere viene garantita dall’Ambulatorio Autismo e si avvale di strumenti specifici standardizzati come il test AAPEP (Adolescent and Adult Psychoeducational Profile di Schopler e coll.) e la Scala Vineland. Il progetto può prevedere a seconda delle necessità e del profilo funzionale del soggetto, interventi educativi territoriali o inserimento in centri diurni (in genere, quelli gestiti dal servizio sociale, che ospita utenti con Ritardo Mentale, ma in qualche caso anche quelli del Dipartimento Salute Mentale, per soggetti a più alto funzionamento). Solo nei casi in cui non sia attivabile uno di questi interventi e in presenza di particolari criticità nella gestione da parte dei familiari, viene prospettato un inserimento in struttura residenziale. Gli interventi educativi territoriali vengono attivati, in genere, dall’educatrice sanitaria (attualmente in forza all’Ambulatorio Autismo attraverso convenzione stipulata dal Distretto con una cooperativa sociale) o, in qualche caso dall’educatore del servizio socio-assistenziale. A questo intervento
possono esserne affiancati altri come un inserimento parziale in centro diurno, la consulenza dello psicologo dell’ambulatorio autismo e dello psichiatra, l’intervento SIL (servizio inserimenti lavorativi); può essere inoltre previsto l’inserimento in altri contesti di “terapia occupazionale” (inserimenti socializzanti) e in altre attività di respiro gestite dall’associazione dei genitori e l’ attivazione della rete sociale (volontari ecc..). Anche l’inserimento in centro diurno può essere affiancato da un intervento educativo territoriale e da altri tra quelli sopra indicati. Nel caso di inserimento solo nel centro diurno viene comunque garantita la consulenza educativa e psicologica degli operatori dell’ambulatorio per l’autismo.
L’esperienza in corso nel Distretto di Mondovì rappresenta quindi un esempio di percorso che è centrato sulla presenza di un servizio dedicato all’autismo, ma utilizza e mette in rete le risorse disponibili sul territorio.
Da Arduino Latoni "Relazione", cap. 2 pag. 23, 24, 25, 26