I DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO - DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONE
Le attuali classificazioni utilizzate e condivise a livello internazionale (DSM IV e ICD10) convergono nel definire i disturbi dello spettro autistico un insieme di disturbi dello sviluppo psicologico, con esordio nella prima infanzia e base
biologica, che nella maggior parte dei casi perdurano per tutta la vita. La categoria nosografia che comprende i diversi disturbi autistici è quella dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, al cui interno vengono distinti il Disturbo Autistico, il Disturbo di Asperger, il Disturbo di Rett, il Disturbo Disintegrativo della fanciullezza e il Disturbo Pervasivo dello Sviluppo non altrimenti specificato (DPS nas).
La Classificazione ICD10 dell’OMS, prevede inoltre altre due categorie, quella dell’Autismo Atipico e del Ritardo Mentale associato a comportamenti stereotipati e iperattività, che nella classificazione americana del DSM IV vengono compresi nel DPS nas.
I disturbi dello spettro autistico condividono la presenza di un’alterazione qualitativa nelle aree dell’interazione sociale, della comunicazione e del comportamento che è stereotipato e ripetitivo. Sono inoltre compromesse le abilità di gioco e, più in generale, l’immaginazione.
La triade sintomatologica tipica è quella che definisce il Disturbo Autistico, i cui criteri diagnostici sono i seguenti (DSM IV,pp. 88-89):
un totale di 6 (o più) voci da 1), 2), e 3), con almeno 2 da 1), e uno ciascuno da 2) e da 3):
1) compromissione qualitativa dell’interazione sociale, manifestata con almeno 2 dei seguenti:
a) marcata compromissione nell’uso di svariati comportamenti non verbali, come lo sguardo diretto, l’espressione mimica, le posture corporee e i gesti che regolano l’interazione sociale;
b) incapacità di sviluppare relazioni con i coetanei adeguate al livello di sviluppo;
c) mancanza di ricerca spontanea nella condivisione di gioie, interessi o obiettivi con altre persone (per es. non mostrare, portare, né richiamare l’attenzione su oggetti di proprio interesse);
d) mancanza di reciprocità sociale ed emotiva.
2) Compromissione qualitativa della comunicazione, come manifestato da almeno 1 dei seguenti:
a) ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato (non accompagnato da un tentativo di compenso attraverso modalità alternative di comunicazione come gesti o mimica);
b) in soggetti con linguaggio adeguato, marcata compromissione della capacità di
iniziare o sostenere una conversazione con altri;
c) uso di linguaggio stereotipato e ripetitivo o linguaggio eccentrico;
d) mancanza di giochi di simulazione vari e spontanei, o di giochi di imitazione sociale adeguati al livello di sviluppo.
3) Modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati, come manifestato da almeno 1 dei seguenti:
a) dedizione assorbente ad uno o più tipi di interessi ristretti e stereotipati anomali o per intensità o per focalizzazione;
b) sottomissione del tutto rigida ad inutili abitudini o rituali specifici;
c) manierismi motori stereotipati e ripetitivi (battere o torcere le mani o il capo, o
complessi movimenti di tutto il corpo);
d) persistente ed eccessivo interesse per parti di oggetti.
B. Ritardi o funzionamento anomalo in almeno una delle seguenti aree, con
esordio prima dei 3 anni di età:
1) interazione sociale, 2) linguaggio usato nella comunicazione sociale o 3) gioco simbolico o di immaginazione.
C. L’anomalia non è meglio attribuibile al Disturbo di Rett o al Disturbo Disintegrativo della Fanciullezza.
Da Arduino Latoni "Relazione", cap. 1 pag. 15, 16, 17